L’ARCANGELO MICHELE

 

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Arcistratega, capo supremo delle milizie celesti, principe degli angeli, campione del Bene e simbolo delle lotta contro il Male nella quale si gioca tutta la nostra esistenza, guida delle anime nell’aldilà, entità dotata di poteri taumaturgici, patrono delle acque, abitatore dei luoghi alti e delle caverne: tutto questo è l’arcangelo Michele, il cui nome significa Chi come Dio? Fin dall’inizio dei tempi l’arcangelo Michele accompagna la storia dell’umanità: lo troviamo a guardia delle porte del paradiso quando Adamo ed Eva ne furono cacciati, sarà lui ad accompagnarci nel grande viaggio nel mondo ultraterreno e a suonare la tromba nel giorno del giudizio. Michele, quindi, è inizio e fine. Fra tutti gli angeli è il più amato, il più presente nella storia dell’uomo, al quale in più occasioni è apparso operando prodigi: il gran numero di santuari, chiese, grotte, torri, ospedali, caserme, cimiteri e cappelle a lui intitolati, inferiore soltanto a quello dei luoghi di culto dedicati alla Vergine Maria, attesta la venerazione che l’umanità da sempre gli porta. E questo sebbene l’arcangelo, non essendo mai vissuto sulla terra, non abbia territorialità ne’ collocazione storica.
I suoi devoti sono stati e sono legione: persone che si riconoscono nelle sue battaglie, impegnate nella difesa dei diritti umani, della giustizia, della natura, dell’arte, della bellezza, della verità – del Bene quindi, in ogni suo aspetto ed accezione.

Michele, allora, come campione e simbolo dell’evoluzione dell’umanità, della sua crescita armoniosa. Di lui abbiamo oggi un crescente bisogno e una inestinguibile nostalgia, poiché Michele è essenzialmente il “Volto” di Dio, colui attraverso il quale Dio – concepito come energia in dinamico divenire – si manifesta.

“Un’apparizione di Michele equivale a un’apparizione della Shekinah (che in ebraico significa ‘presenza di Dio’)”, scrive Henry Corbin, grande esperto di storia delle religioni, nel suo libro Il paradosso del monoteismo.

E continua: “Come rivela il nome (Mi-cha-el, Qui ut Deus?), egli è il doppione, l’immagine (eikon) di Dio, è un essere che appartiene a un ordine eccezionale, infinitamente superiore agli altri angeli e ai santi. Si manifesta al mondo tramite le teofanie, quale un bagliore, un riflesso del Volto divino, come ricorda una glossa medievale (anonima): “Ovunque tu scorga cosa meravigliosa e grande, hai a che fare con san Michele”. Dalla Sacra Scrittura emerge chiaramente la figura di San Michele Arcangelo come vindice della gloria di Dio contro gli angeli ribelli; è oggi Protettore della Chiesa come lo era stato dell’Israele dell’antica alleanza. La sua missione continua nella Chiesa di Cristo per la vittoria su Satana e il male.

Il culto di San Michele Arcangelo, nacque in Oriente ed è un’eredità della sinagoga e si sostituì spesso a culti pagani. In Occidente il culto micaelitico si diffuse maggiormente nei centri che subivano l’influenza Bizantina.

Lo storico Sozomeno, del V secolo, afferma che l’imperatore Costantino, in seguito ad una visione da lui avuta dell’Arcangelo, eresse il celebre santuario dedicato a San Michele presso il promontorio Hestie sul Bosforo. Tale culto a San Michele si sviluppò a tal punto che già nel VI secolo a Costantinopoli e dintorni si contavano una decina di chiese a lui dedicate.

In Egitto i primi cristiani consacrarono il fiume Nilo a San Michele e ancora oggi il 12 di ogni mese i Copti dell’Etiopia celebrano un particolare rito in suo onore.

Anche i Longobardi si fecero promotori di tale devozione angelica, specialmente dopo la vittoria conseguita verso il 662 sulle truppe dell’imperatore Costantino II presso Siponto il giorno 8 maggio.
Lungo la via Salaria a circa sei miglia a nord di Roma, nel quinto secolo venne elevata una basilica in onore di S. Michele, la cui festa era il 29 settembre, data della “Dedicatio sancti angeli“. In questa data con la riforma Liturgica dopo il concilio ecumenico Vaticano II si pensò di far confluire in una sola le altre feste di San Gabriele (24 marzo) e San Raffaele (24 ottobre).

San Michele è certamente lo spirito celeste più importante di tutti e svolge numerose funzioni. Nell’antichità San Michele era associato più che agli esorcismi, soprattutto alla guarigione fisica per mezzo dell’acqua. Le acque hanno sempre svolto un ruolo fondamentale nella cura delle varie malattie e in modo particolare le sorgenti calde sono state considerate dagli antichi un dono particolare di Dio. Gli ammalati arrivavano anche da molto lontano per immergersi nelle acque calde e pregare per la guarigione.

Secondo gli studi di angelologia di Eileen Freeman, ai tempi di Gesù, gli ebrei credevano che San Michele fosse l’angelo nominato da Dio affinché vegliasse su determinate fonti d’acqua, in particolare quelle con proprietà terapeutiche.

Secondo la Freeman l’associazione di San Michele con la guarigione tramite l’acqua inizia dal fatto che egli è considerato l’Angelo dell’Esodo, lo spirito celeste che condusse Israele attraverso le acque del Mar Rosso e che, quando Mosè nel deserto batté il bastone sulla roccia, fece scaturire sorgenti d’acqua per dissetare il popolo.

Riguardo al potere curativo di certe acque vi è anche la testimonianza del Vangelo di San Giovanni: “V’è a Gerusalemme, presso la porta delle pecore, una piscina chiamata in ebraico Betzaida, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici, che aspettavano il moto dell’acqua. Un angelo, infatti, in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l’acqua; il primo ad entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto“. I rabbini, generalmente, identificavano in Michele l’angelo del Signore che agitava le acque. La tradizione cristiana ha continuato quella ebraica, dedicando a San Michele le fonti e le acque curative, inizialmente dedicate agli dei pagani.

La prima apparizione di San Michele nell’era cristiana è quella a Colossi, quando in quel luogo fece scaturire sorgenti dalle rocce. A Colossi i pagani avevano diretto un corso d’acqua contro un santuario di Michele per distruggerlo. L’Arcangelo spaccò la roccia in due con un fulmine e diede al corso d’acqua un nuovo letto.

A Pythia in Bithynia ed in altri luoghi dell’Asia, a San Michele erano dedicate calde sorgenti. Presso i luoghi termali dell’Imperatore Arcadio a Costantinopoli vi era una Chiesa consacrata all’Arcangelo dove si festeggiava San Michele 1’8 novembre e tale celebrazione divenne la festa più popolare in
Oriente.

Altra funzione del Santo Arcangelo è quella di turiferario: si è voluto ravvisare in Michele il turiferario delle mistiche visioni di Isaia e dell’Apocalisse: “Venne un angelo e si fermò all’altare, reggendo un incensiere d’oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisse insieme con la preghiera di tutti i santi bruciandoli sull’altare d’oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell’angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio“. (Ap. 8, 3-8).

Alla benedizione dell’incenso nel vecchio rito della Santa Messa, prima della riforma del Vaticano II, il sacerdote recitava questa formula: “Per l’intercessione del Beato Michele Arcangelo, che sta alla destra dell’altare dell’incenso, e di tutti i suoi eletti il Signore si degni di benedire quest’incenso, e di accettarlo in soave odore“. Il fumo dell’incenso nella liturgia rappresenta le nostre preghiere, quindi nella Santa Messa all’offertorio del pane e del vino, all’Arcangelo Michele veniva­ chiesto di presentare a Dio dall’altare dell’incenso in Chiesa, la preghiera solenne del Santo Sacrificio.

Infine, un’altra importante funzione dell’Arcangelo Michele è quella di essere psicopompo, cioè di fare da conduttore dell’anima dei morti al Giudizio di Dio. Nell’iconografia è raffigurato spesso nell’atto di pesare sulla sua bilancia le anime dei defunti. La Chiesa cattolica ha sempre considerato S. Michele come quel grande angelo protettore presente alla morte. Per molti secoli al momento della preghiera dell’offertorio nella Santa Messa per i defunti la liturgia, dopo aver chiesto che le anime fossero salvate dall’inferno, faceva riferimento a San Michele: “Possa il santo portabandiera San Michele guidarla nella luce santa che tu hai promesso ad Abramo e ai suoi discendenti“.

Nelle litanie a San Michele, l’Arcangelo viene invocato come “aiuto di coloro che sono in agonia, luce e fiducia delle anime all’ora della morte, consolatore delle anime trattenute tra le fiamme del purgatorio”.

San Gregorio di Tours ritiene che sia stato San Michele a presentare a Dio le anime di Adamo ed Eva, come pure quelle di San Giuseppe e di Maria Santissima.

Moltissimi santi e mistici hanno avuto una particolare devozione a San Michele Arcangelo. San Francesco d’Assisi praticava la quaresima in onore di tale angelo; essa inizia i1 14 agosto e termina il 29 settembre. Durante tale quaresima, nel settembre del 1224 sul monte Alvernia, San Francesco ricevette le stimmate.

Santa Giovanna d’Arco fu guidata e assistita da San Michele nella liberazione della Francia. San Francesco da Paola in una visione ricevette dall’Arcangelo San Michele una cartuccia, una specie di stemma, meravigliosamente colorato e circondato da raggi di luce. A luminose lettere d’oro, nel suo centro, c’era la parola Charitas in campo azzurra. Tale parola divenne il motto dei Minimi di San Francesco di Paola. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori scrisse che la devozione a San Michele e agli angeli è un segno di predestinazione e volle l’arcangelo come protettore dei Redentoristi che nella festa di Settembre rinnovano la professione religiosa. Il papa Benedetto XVI, oggi pontefice emerito, all’ordinazione di sei nuovi vescovi avvenuta in san Pietro il 29 settembre 2007, nella sua splendida omelia riguardo a san Michele affermò che egli “ difende la causa dell’unicità di Dio”, contro l’eterna presunzione di chi ritiene che Dio sia un ostacolo alla nostra libertà e del quale bisognerebbe sbarazzarsi. Papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata il 29 settembre 2014 a Casa Santa Marta, nel giorno in cui la Chiesa festeggia i Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, ha parlato della lotta contro il diavolo. Satana fin dall’inizio cerca di distruggere l’umanità utilizzando la sua astuzia, seducendo l’uomo; e l’uomo deve lottare sempre, perché se non si lotta, ha detto il Papa, saremo sconfitti. Al termine dell’omelia, Papa Francesco ha invitato a recitare “quella preghiera antica ma tanto bella, all’Arcangelo Michele, perché continui a lottare per difendere il mistero più grande dell’umanità: che il Verbo si è fatto Uomo, è morto e è risorto. Questo è il nostro tesoro. Che lui continui a lottare per custodirlo.

TRATTO DA https://it.aleteia.org/2018/09/26/angeli-san-michele-arcangelo/

don Marcello Stanzione | Set 26, 2018

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th9_thumb13Parliamone, se San Michele arcangelo fosse una medicina bisognerebbe somministrarla a molti nella Chiesa,per fare il bene ce’ bisogno del suo spirito.

Io non parlo di San Michele istruito da quello che ho letto,ma da quello che ho visto,è prezioso  quello che posso raccontare,anche perché leggo che intorno alla sua persona qualcuno ha fatto molta confusione.

Con San Michele ci siamo incontrati solo  una volta,ero piccolo in quell’occasione,ma ricordo tutto benissimo come se fosse successo ieri,è stato bello e istruttivo il nostro incontro,sono stato un bel po’ in sua compagnia, e con pazienza mi ha spiegato cose di se stesso ma anche del  mio cammino.

Ci troviamo in aperta campagna, a una decina di km dal paese,in contr,grottamurata,,dove abitavamo in periodo estivo ,li i miei genitori avevano un terreno da coltivare.

Purtroppo non ho potuto trovare immagini somiglianti alla sua persona,e ‘molto diverso da come lo si raffigura,si  presenta come un soldato di una vecchia epoca ma con ali,armatura e spada eccezionalmente lunga,un uomo possente ,di grande dimensioni,capelli lunghi fin sopra le spalle e bianchi,con barba incolta anche questa bianca,faccia scolpita,somigliante a Arnold Schwarzenegger ,in una età di circa sessanta anni.

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Come vi dicevo,ero piccolo ancora,è ricordo questo grande omone di dimensione superiori alla persone adulte  che ero abituato a vedere chinarsi e allungare il suo braccio per raggiungermi con l’intendo di accarezzare il mio viso,ricordo che mi piaceva la sua armatura,e in quel momento pensavo che gli dovesse essere scomoda,e soprattutto di impedimento nei movimenti essendo in metallo,invece lui si ci muoveva benissimo.

Lo osservato a lungo,da vicino e da lontano,sia quando mi parlava sia quando si è scontrato con il Diavolo,ecco,la sua persona si presenta più grande della persona del diavolo che già e di grande dimensioni, ho potuto notare in altre occasioni  che nella sua corporatura  naturale ,la stessa che aveva in quell’incontro, è circa 1,90 cm e di una corporatura più debole,lui sarà stato alto circa 2,30 e di una corporatura più robusta.

San Michele  non è a capo degli angeli,ne è lui a dirigerli,direi che san Michele è un soldato di DIO Padre  che vigila il campo in cui lui si muove proteggendo quello che semina.

San Michele ,a giudicare da come opera-in stretto rapporto con DIO- sembra alle dipendenze di DIO e di nessun altro,agisce nel suo raggio di azione e all’insaputa di chi DIO  ha creato e mandato nel mondo a governare,tutte le cose,per ciò che gli compete può intervenire al di sopra dell’azione di tutti,come Dio gli ha comandato di fare in suo nome.

San Michele non è nato da donna,mi ha spiegato che non ha vissuto una vita -come dire – completa nel nostro mondo, DIO lo ha creato per occuparsi di ciò che aveva creato ,però, mostrandomi le immagini,mi raccontava che in tempi passati ha avuto modo di fare esperienza terrena tra noi,vivendo la condizione umana per un periodo  in tempi in cui la parola veniva spesso lasciata alla spada ,le immagini  raccontavano di uomini in campi di battaglia che si battevano ,in cui lui ha partecipato.

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Poi ,parlandomi del mio cammino terreno,mi ha mostrato altre immagini,che riguardavano persone che in qualche modo con  lui riconosceva un legame e che avrei incontrato, erano immagini in cui si vedevano un gruppo di uomini in lontananza, da quella distanza non li si poteva riconoscere dai volti,ma ricordo bene il colore dei loro abiti,erano tutti vestiti di marrone.

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Ho notato che, per via di quello che quelle persone avrebbero fatto, provava un po’ di vergogna,lo lasciava trapelare dal suo viso cercando di spiegarmi le cose,ma poi è stato ottimista,dicendomi comunque di un lieto fine.

Io credo che oggi,uno degli uomini che  dovrebbe rappresentare e rivendicare l’appartenenza a   San Michele  in questo mondo nella chiesa , è proprio il frate onesto , fedele e leale alle cose e ai valori buoni di DIO che gli dovrebbero appartenere ,colui che ha preso le distanze da tutto quello che il diavolo usa per corrompere,comprare e distruggere le persone agli occhi di DIO,il frate sano alla San Francesco  è quello che il diavolo non può vincere per dirla in breve,lui e tutti gli uomini che non si lasciano vincere dalle tentazioni ingannatrici in questo mondo mi ricordano San Michele,e veramente una simile persona  deve sentirsi amata da questa divina creatura di DIO,se ne avrebbe parlato avrebbe manifestato certamente orgoglio.

San Michele Arcangelo, se solo avrebbe visto un simile operato,  sicuramente ne sarebbe stato orgoglioso di queste persone se li avrebbe trovati corrette secondo il suo pensiero ,in verità vi dico che con mezzi diversi compiono lo stesso lavoro ,combattono e cacciano via il diavolo concretamente dimostrando disinteresse per i beni di questo mondo  , invece con il loro agire e  le  sole preghiere il Diavolo si fa le meglio risate,  i buon frati come San Michele  amano e servono DIO accogliendo senza compromessi chi ha mandato ,invece loro altro non hanno fatto che allontanare Dio e la manifestazione del suo regno  da loro.

Spero che la verità delle cose  serva di insegnamento a qualcuno che altro non ha saputo realizzare che quello di chiudere le porte in un tempo in cui   DIO ha deciso di visitare il suo popolo.

Pace e amore.

Il Papa: "Testimonianza di san Pio ci incoraggi a vivere le Beatitudini"

 

“La testimonianza di san Pio da Pietrelcina ci incoraggi a vivere le Beatitudini attraverso la preghiera e le opere di misericordia”. Con queste parole Papa Francesco ricorda, in un tweet, il frate di Pietrelcina nel cinquantesimo anniversario della morte.

Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

Nel giorno in cui si celebra il 50.mo anniversario della morte di San Pio, il Papa auspica che il frate da Pietrelcina “ci incoraggi a vivere le Beatitudini”. Nato in una famiglia di contadini,  Padre Pio è animato, sin da bambino, dal desiderio di “farsi frate”. Nel 1910 riceve l’ordinazione sacerdotale e nel 1948 confessa un giovane sacerdote polacco, don Karol Wojtyła. Nel 1956 viene inaugurata la “casa Sollievo della Sofferenza". Un’opera che lo stesso Padre Pio definisce "pupilla dei miei occhi".

Soffrire con Gesù è un dono

Per Padre Pio soffrire con Gesù è un dono: “Tutto quello che ha sofferto Gesù nella sua passione – diceva – indegnamente, lo soffro anch’io, per quanto è possibile a creatura umana”. Muore nella notte del 23 settembre del 1968, all’età di 81 anni. Nel 2002 è proclamato santo da Papa Giovanni Paolo II.  “La vita e la missione di Padre Pio – afferma il Pontefice nel giorno della canonizzazione – testimoniano che difficoltà e dolori, se accettati per amore, si trasformano in un cammino privilegiato di santità, che apre verso prospettive di un bene più grande, noto soltanto al Signore”.

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th9_thumb13La testimonianza di San Pio ci insegna che non si può servire DIO testimoniando alcuni  dei valori del regno dei cieli  e accettare donazioni in beni e denari  dai pellegrini che cercano DIO nella persona in cui vi si manifesta, a essere corretti  il primo compito  prevede proprio una netta presa di posizione che prende  le distanze in tutte le sue forme da tutto quello che in questo mondo ha un valore e una utilità terrena,quello che in realtà un uomo simile dovrebbe possedere e quanto possiede un uccello,un po’ come Gesù insegna nel vangelo.

Questo è un principio di base corretto secondo la parola di DIO,poi a secondo di come avviene amministrato il soggetto e soprattutto da Chi le cose possono anche cambiare,anche questo ci insegna PIO da Pietrelcina, non è stato certo Gesù Cristo a suggerirgli di raccogliere ogni sorta di donazioni  per costruire case e ospedali creando lavoro e benessere,lui sapeva già che una simile eredita lasciata ai suoi confratelli  rappresentava una via privilegiata da cui il maligno poteva entrare nei loro cuori.

Quando si è chiamati a vivere per dare testimonianza a DIO bisogna saper guardare vicino e  lontano per mezzo del vangelo se veramente si vuol far bene la volontà di DIO per se stesso e per l’atro, non pensate che le parole di Gesù sono il frutto di una intelligenza umana,assolutamente,solo in frutto di una intelligenza Divina che ha radici nella creazione di tutte le cose create da Dio,e quindi se lui dice una cosa è perché realmente quella cosa si rivela o si rivelerà dannosa a una parte o a tutto il messaggio che DIO intende dare per mezzo della persona incaricata.

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La chiesa questo lo sapeva bene,tante che il card Ratzinger  a suo tempo ,nella veste di prefetto della congregazione per la dottrina della fede, in vista di entrare in perfetta sintonia con il gruppo di frati di Pietrelcina,elencava a loro le regole a cui dovevano attenersi,una della quali ricordo prevedeva appunto il lasciare gestire ogni loro bene alla chiesa,cosa che li su due piedi ,la persona ,facendosi portavoce del gruppo,rifiutava,dicendo che desideravano mantenere loro la gestione di quanto possedevano.

Su questo punto il card Ratzinger,sottolineandolo,contava di ritornarci, andando avanti nell’elencare le altre regole ,credo che intendesse prendere consapevolezza su quante delle regole della Chiesa loro non fossero d’accordo,poi mi sono allontanato e non so esattamente che cos’altro non accettavano,ma ho capito dai commenti successivi  del card Ratzinger che vi erano delle distanza su cui si riservava di valutare dei possibili punti di incontro.

Oggi la situazione di San Giovanni rotondo è chiara a DIO, nel padre ,nel figlio e nello spirito  santo, come mai lo è stato,ne sono testimone, tutti è tre sono perfettamente consapevoli di quanto accade in quei luoghi all’ombra di padre PIO per mano dei suoi confratelli, è compito loro rimedire al danno in gran parte provocato da quel denaro che San Pio da Pietrelcina ha voluto personalmente amministrare,devono  fare in modo che sia l’amore per DIO e il suo regno  l’unico bene  per cui il loro cuore deve ardere e perdersi,allora rivedranno DIO.

Pace e Amore.

@Pontifex_it La Vergine Maria ci aiuti ad abbandonarci con gioia al disegno di Dio sulla nostra vita.

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th9_thumb13  Un po’ mi ricordate Don Minutella quando cercate aiuto in Maria per sviluppare il progetto di DIO,non di rado fate affermazioni insensate coinvolgendo una persona che non può esservi di nessun aiuto in questo particolare momento e  in una storia come la nostra, un po’ come Minutella che vede in Maria una forza grande e amica  per scombinare la chiesa a suo dire fuori binario.

Vi consiglio di rivedere  i compiti delle singole persone che hanno avuto e hanno un ruolo nel progetto di DIO,e di ognuno prendere realmente consapevolezza sulle sue reali possibilità nel reale contesto dove ognuno opera secondo il compito e il potere che Dio gli ha dato. Il tempo di Maria viene dopo,nell’ora della mia accoglienza,lei non è un Generale che guida le anime ribelli contro il progetto di Dio ma una donna che sa cose l’amore di DIO,e per esso perdersi totalmente.

Don Minutella dice che vede la chiesa come un corpo  morente effetto da una malattia incurabile, il vostro prodotto dice  che siete il cancro nel seno della chiesa che la porterà a a morire, io invece vedo nella chiesa una partoriente,una donna che sta facendo ogni sforzo per partorire il mandato da DIO anche se in modo un po’ anomalo,per via del fatto che non ce la certezza che quel bimbo che sta per nascere verrà messo nella mani della madre,anche se sono ancora fiducioso oggi non ho alcuna certezza in merito.

Speriamo bene, in molte occasioni ho visto Gesù molto determinato a fare questo, è un suo desiderio profondo quello di mandarmi nella Chiesa, la ama proprio e crede che può tornare a essere la casa di DIO, sono convinto che se il gruppo promuove la cosa basterà poco a combinare l’ormai tanta lavorata e sospirata unione,anzi,in segno di ottimismo devo incominciare a pensare come manifestare al meglio l’amore del figlio di DIO per i suoi consacrati nella Chiesa secondo il suo pensiero,che con rispetto e devozione hanno atteso il giorno in cui si  manifesterà;Forse in quell’ora mi sarebbe utile un bastone.

Vediamo, credo che in funzione dei tempi che sono alle porte si adopereranno loro per cacciare gli orchi e i mercanti  dal tempio,con mezzi più efficaci ,sicuri e incisivi di quanto ne possa disporre io,affinché la chiesa torni a essere quella casa di Dio dove l’uomo può trovare sole persone consacrate che lo avvicinano a DIO e alla sua verità.

Pace e  Amore.

“IL SERVIZIO DEL PASTORE NON PUÒ LIMITARSI SOLO ALLA CHIESA”, BENEDETTO XVI SCRIVE AL CARD. BERTONE

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(12/05/15) “La fede e il bene comune. Offerta cristiana alla società contemporanea” è il nuovo volume del cardinale segretario di Stato emerito Tarcisio Bertone, che propone una raccolta di discorsi pronunciati dal porporato in occasioni diverse, offrendo uno sguardo su tutta un serie di problematiche legate all’essere cristiano in tempi moderni e su tematiche sociali, economiche e culturali di attuale e rilevante interesse. Pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, viene presentato venerdì 15 maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino. Il volume è introdotto da una speciale lettera del Papa emerito Benedetto XVI, che riproponiamo integralmente per i lettori del sito in una nostra traduzione.

Città del Vaticano, 21 aprile 2015

Festa di Sant’Anselmo di Canterbury

Eminenza!

Scorrendo i testi del Suo nuovo libro, La fede e il bene comune. Offerta cristiana alla società contemporanea, che gentilmente mi ha inviato, mi si sono ripresentati in modo vivo davanti agli occhi gli anni del nostro comune lavoro nel servizio del ministero petrino. Mi è di nuovo risultato molto evidente quante dimensioni oggi abbraccia l’ufficio pastorale di un pastore nella Chiesa di Gesù Cristo. Ufficio pastorale in verità non significa solo che noi nella Chiesa svolgiamo per i fedeli il servizio dei sacramenti e dell’annuncio della Parola di Dio. Mi è risultato chiaro in modo particolare che l’ufficio pastorale abbraccia decisamente anche la dimensione intellettuale, che i collaboratori del cardinale Ruini hanno definito con il termine “amor intellectualis”. Solo se condivideremo le prospettive e le domande del nostro tempo potremo comprendere la Parola di Dio come rivolta a noi nel presente. Solo se parteciperemo alle opportunità e alle necessità del nostro tempo, i sacramenti potranno giungere agli uomini con la loro vera forza.

C’è un altro elemento incluso nell’ufficio pastorale: per quanto in primo luogo ci sia affidata la cura dei fedeli e di chi direttamente è alla ricerca della fede, il servizio del pastore non può limitarsi solo alla Chiesa.

La Chiesa è parte del mondo e perciò essa può svolgere adeguatamente il suo servizio solo prendendosi cura complessivamente del mondo. Allo stesso modo, anche la Parola di Dio, a sua volta, riguarda la totalità della realtà, e l’attualità di essa impone alla Chiesa una responsabilità complessiva. L’impegno profuso nell’enciclica Caritas in veritate, che Ella ha esposto in modo tanto incisivo, mostra l’intreccio dei diversi piani: la Chiesa deve coinvolgersi negli sforzi che l’umanità e la società in quanto tali compiono per un giusto cammino e deve per questo trovare un modo di argomentare che riguardi anche i non credenti. Solo se essa va oltre se stessa e assume la responsabilità per l’umanità nel suo complesso, la Chiesa rimane anche se stessa nel modo giusto.

Tutto questo emerge chiaramente nei saggi del Suo libro. Penso che trovare rappresentato il procedere di un impegno che abbraccia in tutta la sua ampiezza l’intero spettro dei compiti del nostro tempo farà riflettere anche molti lettori che non appartengono alla Chiesa. Così mi è risultato evidente anche che la nostra collaborazione non poteva limitarsi unicamente a concreti atti di governo, ma spingersi, più in profondità, fino all’impegno di servire oggi nel modo giusto la Parola di Dio, il Logos di Dio.

Profitto della circostanza per ringraziarLa per questi anni di collaborazione e auguro che il libro possa far riflettere molti uomini e possa aprire loro anche la via che porta alla fede.

Benedetto XVI

(Traduzione di Pierluca Azzaro, ©copyright Libreria Editrice Vaticana 2015)

Leggi la lettera di Benedetto XVI in tedesco