Il Papa: Dio non delude mai, ascoltiamolo quando bussa al nostro cuore

PAPA

Oggi comincia un nuovo anno liturgico, l’Avvento. Questo tempo – ha detto Francesco – è “un incessante richiamo alla speranza”. “Ci ricorda che Dio è presente nella storia per condurla al suo fine ultimo, per condurla alla sua pienezza che è il Signore, il Signore Gesù Cristo”

Questo tempo in particolare modo ci insegna molto su Dio,è lui in persona che ha modellato la storia che siamo vivendo inserendosi nella via tracciata dalla chiesa, questa realtà non è voluta da chi ha delegato a fare le sue veci nel governare ,ma è opera sua ,è il tempo di Dio questo, Quel che l’umanità vive e vivrà nell oggi viene da Dio.
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Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

“Per un cristiano la cosa più importante è l’incontro continuo con il Signore”. Gesù bussa ogni giorno “alla porta del nostro cuore”Lo ha sottolineato il Pontefice all’Angelus esortando a sentire “nel cuore quando il Signore bussa”. Francesco ha ricordato che “l’odierna liturgia ci invita a vivere il primo ‘tempo forte’ dell’anno liturgico, l’Avvento, che prepara al Natale, come tempo di attesa e di speranza”:

Il nostro Dio è un Dio-che-viene – non dimenticatevi questo: Dio è un Dio che viene, continuamente viene – : Egli non delude la nostra attesa! Mai delude il Signore. Ci farà aspettare forse, ci farà aspettare qualche momento nel buio per far maturare la nostra speranza, ma mai delude. Il Signore sempre viene, sempre è accanto a noi. Alle volte non si fa vedere, ma sempre viene. È venuto in un preciso momento storico e si è fatto uomo per prendere su di sé i nostri peccati – la festività del Natale commemora questa prima venuta di Gesù nel momento storico – ; verrà alla fine dei tempi come giudice universale; e viene anche una terza volta, in una terza modalità: viene ogni giorno a visitare il suo popolo, a visitare ogni uomo e donna che lo accoglie nella Parola, nei Sacramenti, nei fratelli e nelle sorelle.


Certo , l’idea di mandarmi nella chiesa Tra voi è stata un qualcosa che Dio ha visto subito positivamente, Li però ancora non aveva visto e valutato tutte le idee che la chiesa portava avanti, il quadro subito dopo risultava essere scoraggiante ai suoi occhi, direi incompatibile con quello che avrebbe voluto fare, ma agli inizi ha preso questo quasi come una sfida per andare avanti per la sua strada senza tener conto della via che la chiesa stava percorrendo,possibile che non tengono conto di chi ho mandato nel mondo ha pensato?

Il coraggio nasce dalla speranza

“La vita – ha affermato il Pontefice – è fatta di alti e bassi, di luci e ombre”. “Ognuno di noi sperimenta momenti di delusione, di insuccesso e di smarrimento”.

Inoltre, la situazione che stiamo vivendo, segnata dalla pandemia, genera in molti preoccupazione, paura e sconforto; si corre il rischio di cadere nel pessimismo, il rischio di cadere in quella chiusura e nell’apatia. Come dobbiamo reagire di fronte a tutto ciò? Ce lo suggerisce il Salmo di oggi: ‘L’anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo. È in lui che gioisce il nostro cuore’. Cioè l’anima in attesa, un’attesa fiduciosa del Signore fa trovare conforto e coraggio nei momenti bui dell’esistenza. E da cosa nasce questo coraggio e questa scommessa fiduciosa? Da dove nasce? Nasce dalla speranza. E la speranza non delude, quella virtù che ci porta avanti guardando all’incontro con il Signore.

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Preoccupazioni,quali preoccupazioni? Un buon Credente deve saper vivere e vedere la vita con occhi di Dio,questa valutazione ha origini mondane e non divine, avete mai visto un figlio preoccupato quanto sa di essere in braccio a suo padre? E perché allora siete preoccupati,non. Dovreste esserlo minimamente sapendo che è voluto da Dio.
Ricordo quella volta che per farmi collaborare in quello che stava facendo tra i tanti virus che mi ha messo sotto gli occhi mi ha chiesto di sceglierne uno, è così ho fatto, poi intanto che lo tenevo in mano mi ha spiegato un po’ i loro effetti uno per uno,alla fine pensandoci un po’ sopra ha deciso di sostituire quello che avevo scelto con questo che avete avuto modo di conoscere,aggiungendo che questo sarebbe stato più leggero e prevalentemente avrebbe colpito per lo più le persone di buona età.Nell’ottica di Dio la vita terrena è una sorta di leva obbligatoria nel cui tempo la persona cresce e si valorifica ai suoi occhi, chi prende questo virus può considerare il fatto una sorta di concedo anticipato, un dono di Dio se vogliamo di cui certamente nella vita spirituale usufrirete. L’uomo è fatto per la vita spirituale e non per vivere eternamente in questo mondo,Dio non rovina la vita, ma valorifica e guida l’uomo alla sua destinazione ultima della vita in cui è chiamato a vivere.

Dio ci tende sempre la mano

La speranza, ha detto infine il Papa, scandisce questo tempo dell’anno liturgico che prepara al Natale:

L’Avvento è un incessante richiamo alla speranza: ci ricorda che Dio è presente nella storia per condurla al suo fine ultimo, per condurla alla sua pienezza, che è il Signore, il Signore Gesù Cristo. Dio è presente nella storia dell’umanità, è il ‘Dio con noi’, Dio non è lontano, sempre è con noi, al punto che tante volte bussa alle porte del nostro cuore. Dio cammina al nostro fianco per sostenerci. Il Signore non ci abbandona; ci accompagna nelle nostre vicende esistenziali per aiutarci a scoprire il senso del cammino, il significato del quotidiano, per infonderci coraggio nelle prove e nel dolore. In mezzo alle tempeste della vita, Dio ci tende sempre la mano e ci libera dalle minacce.

Nel libro del Deuteronomio – ha ricordato Francesco – c’è un passo molto bello, che il profeta dice al popolo: “Pensate quale popolo ha i suoi dei vicini con loro come tu hai vicino me?”. “Nessuno, soltanto noi abbiamo questa grazia di avere Dio vicino a noi”. Il Papa ha auspicato infine che “Maria Santissima, donna dell’attesa, accompagni i nostri passi in questo nuovo anno liturgico che iniziamo, e ci aiuti a realizzare il compito dei discepoli di Gesù indicato dall’apostolo Pietro: rendere ragione della speranza che è in noi”.

Certo ,in questo tempo Dio si e reso estremamente visibile a voi, da questo punto di vista e da considerare una grazie anche questa pandemia, Oltre a mostrarvi il suo volto con la mia persona vi mostra essenzialmente due cose, la sua mano e il suo raggio di azione.

Le parole del Papa nel dopo Angelus

Dopo la preghiera dell’Angelus, il Papa ha espresso nuovamente la sua vicinanza alle popolazioni dell’America centrale colpite da forti uragani. Francesco ha poi salutato quanti “in numero assai limitato per la restrizione del Covid sono venuti a Roma in occasione della creazione dei nuovi cardinali avvenuta ieri pomeriggio”. “Preghiamo – ha detto – per i 13 nuovi membri del collegio cardinalizio”. Il Pontefice ha esortato a cercare di “ricavare del bene anche dalla situazione difficile che la pandemia ci impone”. Tre cose, ha affermato infine il Pontefice, ci aiuteranno tanto: “maggiore sobrietà, attenzione discreta e rispettosa ai vicini che possono avere bisogno e poi, tanto importante, qualche momento di preghiera fatto in famiglia con semplicità”.

Fare esperienza di Dio è importante nella vita,soprattutto per crescere, ma Ho capito che non necessariamente è necessario cadere così in basso per poi sperare di afferrare la mano di Dio che vi salva, non è un caso che Dio per mezzo di suo figlio abbia voluto insegnare la via dell’amore che il Vangelo insegna,per essere precisi Credo sia un suggerimento dato da quell’intelligenza creatrice di cui Dio dispone e che interpella quando necessario, secondo quanto mi ha insegnato Dio sa tutto sulla creazione e su i suoi governanti e da sempre la risposta che alla lunga si dimostra appagante per la vita secondo Dio, certamente quella via e‘ la più sicura che una persona possa percorrere, per questo le vie di Dio sono sicure, perché sono pensate e provate da una intelligenza posta molto in alto che tiene conto di molti fattori che se trascurati possono far mancare l’obbiettivo per come lo si era pensato .

Con tutta la buona volontà di Dio di far bene è questo che si rischia Quanto poco nel percorre vie che il Vangelo non insegna e che Dio non ha mai pensato di far percorrere al suo popolo.

Pace e amore

A tutto tondo su Dio.

Ha fatto bene Papà Francesco a creare dei nuovi cardinali, sono contento di quello che ho visto oggi, non tante per i cardinali ma perché mi ha dato occasione di valutare le condizioni di salute Di Papà Benedetto ,tutto sommato buone da quello che ho potuto vedere,Spero almeno che di quello a cui Dio si è interessato per mia domanda venga realizzato nella chiesa Con l’aiuto degli Angeli a cui Dio ha affidato la sua volontà.

Non vedo l’ora che ciò si realizzi e parlare liberamente del nostro Dio,creatore di tutte le cose, credo di poterne parlare meglio di chiunque altro perché ho avuto modo di conoscerlo e frequentarlo in tante occasioni in cui lo ho visto alla opera Come Dio ,ma anche a passeggio Come uomo e dall’intimo delle sue cose piu delicate e segrete ,nei suoi pensieri,oserei dire che ho una istruzione completa su Dio almeno quanto uno di voi può raccontare di un essere umano e del suo modo Di vivere e di agire.
Gesù nella sua testimonianza su Dio è stato molto generico ,incomprensibile in certi casi da quello che trapela nei vangeli,molto molto limitato,per capire E credere nelle sue parole bisogna aver fatto esperienza di Dio, ascoltando da uomo Dio rimane avvolto nel suo mistero indecifrabile per certi versi quando si presentato le occasioni che ci addolorano tanto,per questo Non viene creduto,l’uomo nel vivere la vita spesso si dimentica di Dio e della sua parola.
Nella mia vita conto di portare nel mondo una testimonianza completa su Dio e sul suo regno,chiara ,limpida e cristallina,affinché in funzione di questa ognuno possa vivere la sua vita facendo le sue scelte in funzione alla sapienza che Dio ha voluto fargli dono per mezzo mio,ne riparleremo presto.

Cosa raccomandare ai nuovi cardinali vista l’occasione?

Dio ha permesso che chi ha mandato Nel mondo sia tra voi, possiamo dire che nasca tra voi in questo mondo,questo non è un elogio Di Dio al vostro modo di vivere la vita è di essere un testimone di Dio nella chiesa, al contrario,Direi che Dio mi ha mandato tra voi per insegnare a tutti voi il suo modo di vivere e vedere la vita,affinché voi con la vostra vita nei secoli avvenire possiate essere di esempio per le future generazioni.

Quindi vi raccomandi fin da oggi Di liberare il vostro cuore da ogni desiderio che non appartiene a Dio,li conoscete bene, umiltà soprattutto in tutto quello che chiedete e possedete nella chiesa, la vostra vita è le vostre scelte servono a Dio per evangelizzare un popolo e non per mostrare il vostro trono nella chiesa,nulla di questo mondo sarà per voi in eterno,solo il frutto del vostro impegno per le cose di Dio.

Vanno bene le Donne per curare l’economia della chiesa,che siano loro ad amministrare l‘economia della chiesa per i suoi bisogni e per le tante beneficenza in cui si adopera,dategli il controllo e l’amministrazione Dei beni,così la smettete una buona volta di usare il denaro per dei scopi subdoli e illeciti che sminuiscono la dignità femminile e il suo ruolo che ha accanto all’uomo,chi ha buon orecchio intenda subito,perché non mancherà occasione per spiegare il concetto ancora più chiaramente.

Pace e amore.




Seguite il consiglio di questa giovane donna.Preparatela al futuro ,affinché oggi possa preparare anche gli altri al futuro che attende la chiesa e il mondo.

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVIALLA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI

Sala ClementinaVenerdì, 25 novembr see 2011Signori Cardinali,Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,Cari fratelli e sorelle!Sono lieto di incontrare tutti voi, membri e consultori del Pontificio Consiglio per i Laici, riuniti per la XXV Assemblea Plenaria. Saluto in modo particolare il Cardinale Stanisław Ryłko e lo ringrazio per le cortesi parole che mi ha rivolto, come pure Mons. Josef Clemens, Segretario. Un cordiale benvenuto rivolgo a tutti, in modo speciale ai fedeli laici, donne e uomini, che compongono il Dicastero. Il periodo trascorso dall’ultima Assemblea plenaria vi ha visti impegnati in varie iniziative, già menzionate da sua eminenza. Vorrei anch’io ricordare il Congresso per i fedeli laici dell’Asia e la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Sono stati momenti molto intensi di fede e di vita ecclesiale, importanti anche nella prospettiva dei grandi eventi ecclesiali che celebreremo l’anno prossimo: la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione e l’apertura dell’Anno della fede.Il Congresso per i laici dell’Asia è stato organizzato l’anno scorso a Seoul, con l’aiuto della Chiesa in Corea, sul tema «Proclaiming Jesus Christ in Asia Today». Il vastissimo continente asiatico ospita popoli, culture e religioni diversi, di antica origine, ma l’annuncio cristiano ha raggiunto sinora soltanto una piccola minoranza, che non di rado – come lei ha detto eminenza – vive la fede in un contesto difficile, a volte anche di vera persecuzione. Il convegno ha offerto l’occasione ai fedeli laici, alle associazioni, ai movimenti e alle nuove comunità che operano in Asia, di rafforzare l’impegno e il coraggio per la missione. Questi nostri fratelli testimoniano in modo ammirevole la loro adesione a Cristo, lasciando intravedere come in Asia, grazie alla loro fede, si stiano aprendo per la Chiesa del terzo millennio vasti scenari di evangelizzazione. Apprezzo che il Pontificio Consiglio per i Laici stia organizzando un analogo Congresso per i laici dell’Africa, previsto in Camerun l’anno prossimo. Tali incontri continentali sono preziosi per dare impulso all’opera di evangelizzazione, per rafforzare l’unità e rendere sempre più saldi i legami tra Chiese particolari e Chiesa universale.Vorrei inoltre attirare l’attenzione sull’ultima Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Il tema, come sappiamo, era la fede: «Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede» (cfr Col 2,7). E davvero ho potuto contemplare una moltitudine immensa di giovani, convenuti entusiasti da tutto il mondo per incontrare il Signore e vivere la fraternità universale. Una straordinaria cascata di luce, di gioia e di speranza ha illuminato Madrid, e non solo Madrid, ma anche la vecchia Europa e il mondo intero, riproponendo in modo chiaro l’attualità della ricerca di Dio. Nessuno è potuto rimanere indifferente, nessuno ha potuto pensare che la questione di Dio sia irrilevante per l’uomo di oggi. I giovani del mondo intero attendono con ansia di poter celebrare le Giornate Mondiali a loro dedicate, e so che già siete al lavoro per l’appuntamento a Rio de Janeiro nel 2013.A tale proposito, mi sembra particolarmente importante aver voluto affrontare quest’anno, nell’Assemblea Plenaria, il tema di Dio: «La questione di Dio oggi». Non dovremmo mai stancarci di riproporre tale domanda, di “ricominciare da Dio”, per ridare all’uomo la totalità delle sue dimensioni, la sua piena dignità. Infatti, una mentalità che è andata diffondendosi nel nostro tempo, rinunciando a ogni riferimento al trascendente, si è dimostrata incapace di comprendere e preservare l’umano. La diffusione di questa mentalità ha generato la crisi che viviamo oggi, che è crisi di significato e di valori, prima che crisi economica e sociale. L’uomo che cerca di esistere soltanto positivisticamente, nel calcolabile e nel misurabile, alla fine rimane soffocato. In questo quadro, la questione di Dio è, in un certo senso, «la questione delle questioni». Essa ci riporta alle domande di fondo dell’uomo, alle aspirazioni di verità, di felicità e di libertà insite nel suo cuore, che cercano una realizzazione. L’uomo che risveglia in sé la domanda su Dio si apre alla speranza, ad una speranza affidabile, per cui vale la pena di affrontare la fatica del cammino nel presente (cfr Spe salvi, 1).Ma come risvegliare la domanda di Dio, perché sia la questione fondamentale? Cari amici, se è vero che «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona» (Deus caritas est, 1), la domanda su Dio è risvegliata dall’incontro con chi ha il dono della fede, con chi ha un rapporto vitale con il Signore. Dio viene conosciuto attraverso uomini e donne che lo conoscono: la strada verso di Lui passa, in modo concreto, attraverso chi l’ha incontrato. Qui il vostro ruolo di fedeli laici è particolarmente importante. Come osserva la Christifideles laici, è questa la vostra specifica vocazione: nella missione della Chiesa «…un posto particolare compete ai fedeli laici, in ragione della loro “indole secolare”, che li impegna, con modalità proprie e insostituibili, nell’animazione cristiana dell’ordine temporale» (n. 36). Siete chiamati a offrire una testimonianza trasparente della rilevanza della questione di Dio in ogni campo del pensare e dell’agire. Nella famiglia, nel lavoro, come nella politica e nell’economia, l’uomo contemporaneo ha bisogno di vedere con i propri occhi e di toccare con mano come con Dio o senza Dio tutto cambia.Ma la sfida di una mentalità chiusa al trascendente obbliga anche gli stessi cristiani a tornare in modo più deciso alla centralità di Dio. A volte ci si è adoperati perché la presenza dei cristiani nel sociale, nella politica o nell’economia risultasse più incisiva, e forse non ci si è altrettanto preoccupati della solidità della loro fede, quasi fosse un dato acquisito una volta per tutte. In realtà i cristiani non abitano un pianeta lontano, immune dalle «malattie» del mondo, ma condividono i turbamenti, il disorientamento e le difficoltà del loro tempo. Perciò non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale. Quante volte, nonostante il definirsi cristiani, Dio di fatto non è il punto di riferimento centrale nel modo di pensare e di agire, nelle scelte fondamentali della vita. La prima risposta alla grande sfida del nostro tempo sta allora nella profonda conversione del nostro cuore, perché il Battesimo che ci ha resi luce del mondo e sale della terra possa veramente trasformarci.Cari amici, la missione della Chiesa ha bisogno dell’apporto di tutti i suoi membri e di ciascuno, specialmente dei fedeli laici. Negli ambienti di vita in cui il Signore vi ha chiamati, siate testimoni coraggiosi del Dio di Gesù Cristo, vivendo il vostro Battesimo. Per questo vi affido all’intercessione della Beata Vergine Maria, Madre di tutti i popoli, e di cuore imparto a voi e ai vostri cari la Benedizione Apostolica. Grazie.

CONCISTORO ORDINARIO PUBBLICO
PER LA CREAZIONE DI NUOVI CARDINALI

SANTA MESSA CON I NUOVI CARDINALI

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Basilica Vaticana
Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo
Domenica, 25 novembre 2012

Signori Cardinali,
venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!

La solennità odierna di Cristo Re dell’universo, coronamento dell’anno liturgico, si arricchisce dell’accoglienza nel Collegio Cardinalizio di sei nuovi Membri che, secondo la tradizione, ho invitato questa mattina a concelebrare con me l’Eucaristia. A ciascuno di essi rivolgo il mio più cordiale saluto, ringraziando il Cardinale James Michael Harvey per le cortesi parole rivoltemi a nome di tutti. Saluto gli altri Porporati e tutti i Presuli presenti, come pure le distinte Autorità, i Signori Ambasciatori, i sacerdoti, i religiosi e tutti i fedeli, specialmente quelli provenienti dalle Diocesi affidate alla guida pastorale dei nuovi Cardinali.

In quest’ultima domenica dell’anno liturgico la Chiesa ci invita a celebrare il Signore Gesù quale Re dell’universo. Ci chiama a rivolgere lo sguardo al futuro, o meglio in profondità, verso la meta ultima della storia, che sarà il regno definitivo ed eterno di Cristo. Egli era all’inizio con il Padre quando è stato creato il mondo, e manifesterà pienamente la sua signoria alla fine dei tempi, quando giudicherà tutti gli uomini. Le tre Letture di oggi ci parlano di questo regno. Nel brano evangelico che abbiamo ascoltato, tratto dal Vangelo di San Giovanni, Gesù si trova in una situazione umiliante – quella di accusato -, davanti al potere romano. E’ stato arrestato, insultato, schernito, e ora i suoi nemici sperano di ottenerne la condanna al supplizio della croce. L’hanno presentato a Pilato come uno che aspira al potere politico, come il sedicente re dei Giudei. Il procuratore romano compie la sua indagine e interroga Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?» (Gv 18,33). Rispondendo a questa domanda, Gesù chiarisce la natura del suo regno e della sua stessa messianicità, che non è potere mondano, ma amore che serve; Egli afferma che il suo regno non va assolutamente confuso con un qualsiasi regno politico: «Il mio regno non è di questo mondo … non è di quaggiù» (v. 36).

E’ chiaro che Gesù non ha nessuna ambizione politica. Dopo la moltiplicazione dei pani, la gente, entusiasmata dal miracolo, lo voleva prendere per farlo re, per rovesciare il potere romano e stabilire così un nuovo regno politico, che sarebbe stato considerato come il regno di Dio tanto atteso. Ma Gesù sa che il regno di Dio è di tutt’altro genere, non si basa sulle armi e sulla violenza. Ed è proprio la moltiplicazione dei pani che diventa, da un lato, segno della sua messianicità, ma, dall’altro, uno spartiacque nella sua attività: da quel momento il cammino verso la Croce si fa sempre più chiaro; lì, nel supremo atto di amore, risplenderà il regno promesso, il regno di Dio. Ma la folla non comprende, è delusa, e Gesù si ritira sul monte da solo a pregare, a parlare con il Padre (cfr Gv 6,1-15). Nel racconto della Passione vediamo come anche i discepoli, pur avendo condiviso la vita con Gesù e ascoltato le sue parole, pensavano ad un regno politico, instaurato anche con l’aiuto della forza. Nel Getsemani, Pietro aveva sfoderato la sua spada e iniziato a combattere, ma Gesù lo aveva fermato (cfr Gv 18,10-11). Egli non vuole essere difeso con le armi, ma vuole compiere la volontà del Padre fino in fondo e stabilire il suo regno non con le armi e la violenza, ma con l’apparente debolezza dell’amore che dona la vita. Il regno di Dio è un regno completamente diverso da quelli terreni.

Ed è per questo che davanti ad un uomo indifeso, fragile, umiliato, come è Gesù, un uomo di potere come Pilato rimane sorpreso; sorpreso perché sente parlare di un regno, di servitori. E pone una domanda che gli sarà sembrata paradossale: «Dunque tu sei re?». Che tipo di re può essere un uomo in quelle condizioni? Ma Gesù risponde in modo affermativo: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (18,37). Gesù parla di re, di regno, ma il riferimento non è al dominio, bensì alla verità. Pilato non comprende: ci può essere un potere che non si ottiene con mezzi umani? Un potere che non risponda alla logica del dominio e della forza? Gesù è venuto per rivelare e portare una nuova regalità, quella di Dio; è venuto per rendere testimonianza alla verità di un Dio che è amore (cfr 1 Gv 4,8.16) e che vuole stabilire un regno di giustizia, di amore e di pace (cfr Prefazio). Chi è aperto all’amore, ascolta questa testimonianza e l’accoglie con fede, per entrare nel regno di Dio.

Questa prospettiva la ritroviamo nella prima Lettura che abbiamo ascoltato. Il profeta Daniele predice il potere di un misterioso personaggio collocato tra cielo e terra: «Ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno: tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto» (7,13-14). Sono parole che prospettano un re che domina da mare a mare fino ai confini della terra, con un potere assoluto che non sarà mai distrutto. Questa visione del Profeta, una visione messianica, viene illuminata e trova la sua realizzazione in Cristo: il potere del vero Messia, potere che non tramonta mai e che non sarà mai distrutto, non è quello dei regni della terra che sorgono e cadono, ma è quello della verità e dell’amore. Con ciò comprendiamo come la regalità annunciata da Gesù nelle parabole e rivelata in modo aperto ed esplicito davanti al Procuratore romano, è la regalità della verità, l’unica che dà a tutte le cose la loro luce e la loro grandezza.

Nella seconda Lettura l’autore dell’Apocalisse afferma che anche noi partecipiamo alla regalità di Cristo. Nell’acclamazione rivolta a «Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue» dichiara che Cristo «ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre» (1,5-6). Anche qui è chiaro che si tratta di un regno fondato sulla relazione con Dio, con la verità, e non di un regno politico. Con il suo sacrificio, Gesù ci ha aperto la strada per un rapporto profondo con Dio: in Lui siamo diventati veri figli adottivi, siamo resi così partecipi della sua regalità sul mondo. Essere discepoli di Gesù significa, allora, non lasciarsi affascinare dalla logica mondana del potere, ma portare nel mondo la luce della verità e dell’amore di Dio. L’autore dell’Apocalisse allarga poi lo sguardo alla seconda venuta di Gesù per giudicare gli uomini e stabilire per sempre il regno divino, e ci ricorda che la conversione, come risposta alla grazia divina, è la condizione per l’instaurazione di questo regno (cfr 1,7). E’ un forte invito rivolto a tutti e a ciascuno: convertirsi sempre di nuovo al regno di Dio, alla signoria di Dio, della Verità, nella nostra vita. Lo invochiamo quotidianamente nella preghiera del “Padre nostro” con le parole “Venga il tuo regno”, che è dire a Gesù: Signore facci essere tuoi, vivi in noi, raccogli l’umanità dispersa e sofferente, perché in Te tutto sia sottomesso al Padre della misericordia e dell’amore.

A voi, cari e venerati Fratelli Cardinali – penso in particolare a quelli creati ieri – viene affidata questa impegnativa responsabilità: dare testimonianza al regno di Dio, alla verità. Ciò significa far emergere sempre la priorità di Dio e della sua volontà di fronte agli interessi del mondo e alle sue potenze. Fatevi imitatori di Gesù, il quale, davanti a Pilato, nella situazione umiliante descritta dal Vangelo, ha manifestato la sua gloria: quella di amare sino all’estremo, donando la propria vita per le persone amate. Questa è la rivelazione del regno di Gesù. E per questo, con un cuore solo ed un’anima sola, preghiamo: «Adveniat regnum tuum». Amen.


Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza…

Lc 21,12-19

qui il testo: bit.ly/3769Xo1

DARE TESTIMONIANZA

Ammettiamolo: a noi non piace affatto dare testimonianza se questo comporta un rischio di andare in “controtendenza”. A noi piace stare in pace con tutti. E se per stare in pace dobbiamo tacere la verità, allora arriviamo anche a non dire la verità. Ci scopriamo paurosi, impreparati, insicuri, ma, a quanto pare, per essere cristiani innanzitutto bisogna essere uomini veri e non “quaquaraquà”.

A volte ci perdiamo occasioni di testimonianza spicciola: davanti a una bestemmia di un amico, durante il solito discorso in cui si disprezza la Chiesa, in una discussione razzista sui social, o anche solo dovendo programmare la nostra domenica mattina, mettendo la Messa domenicale all’ultimo posto. Qui si gioca la nostra testimonianza.

Scuotiamoci allora dal nostro cristianesimo un po’ da poltrona e pantofole! E non lamentiamoci se siamo presi in giro per la nostra fede: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.

“Spirito di fortezza, rendimi testimone autentico del Vangelo, anche là dove la testimonianza richiede di pagare di persona.”

Buona giornata!

le sorelle clarisse

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